L’ipotesi di portare alcune partite di Serie A e Liga spagnola fuori dall’Europa ha scatenato un’ondata di proteste. L’idea, che vedrebbe Milan–Como disputarsi a Perth (Australia) e Villarreal–Barcellona a Miami (Stati Uniti), è stata accolta con dure critiche da tifosi, associazioni dei consumatori e organizzazioni europee.
La protesta dei tifosi e il nodo UEFA
A guidare la contestazione è Football Supporters Europe (FSE), che rappresenta 423 gruppi di supporter di 25 Paesi. In una nota ufficiale, l’iniziativa viene definita “una perversione del calcio”, accusando le leghe di inseguire logiche commerciali a discapito dei tifosi e della sostenibilità ambientale. Il documento sottolinea come far viaggiare squadre e sostenitori per oltre 14.000 chilometri, in una gara come Milan–Como che in realtà si gioca a 50 chilometri di distanza, sia “irresponsabile e inaccessibile”.
La decisione finale spetterà all’Uefa, che si pronuncerà l’11 settembre a Tirana. Il presidente Aleksander Ceferin ha già espresso la sua contrarietà: «Il calcio va giocato in Europa. I tifosi devono poter guardare le partite in casa». Tuttavia, Ceferin ha ammesso i limiti giuridici dell’Uefa, che potrebbe non avere strumenti sufficienti per bloccare l’iniziativa qualora le federazioni nazionali dessero il via libera.
L’Italia e il fronte dei consumatori
Le reazioni non si sono fatte attendere neppure in Italia. Il Codacons ha annunciato un’azione legale per difendere i diritti degli abbonati del Milan, che hanno acquistato il pacchetto completo delle 19 partite casalinghe. «È inaccettabile che i tifosi paghino per 19 gare e ne vedano solo 18», ha dichiarato l’avvocato Marco Maria Donzelli, presidente dell’associazione, definendo insufficiente qualsiasi forma di rimborso simbolico.
Il presidente della Lega Serie A, Ezio Simonelli, ha parlato di un atteggiamento “moderatamente positivo”, riconoscendo al tempo stesso le forti polemiche sollevate dall’ipotesi. L’operazione è vista da molti come un tentativo di conquistare nuovi mercati, in particolare in Asia e negli Stati Uniti, ma rischia di allontanare i tifosi storici che da sempre rappresentano l’anima del calcio italiano ed europeo.
Un dibattito che divide
La proposta apre un fronte complesso: tra identità del calcio europeo, diritti dei consumatori e sostenibilità ambientale. Mentre cresce la mobilitazione dei supporter, resta la sensazione che una simile decisione potrebbe segnare un precedente destinato a cambiare per sempre il rapporto tra club e comunità locali. In attesa del verdetto Uefa, il dibattito resta acceso e polarizzante: il calcio deve restare radicato nelle sue città, o trasformarsi in un evento itinerante per il pubblico globale?